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Disciplinari



Dolcetto di Dogliani D.O.C.G.
Decreto del presidente della Repubblica del 26 giugno 1974

Denominazione di origine controllata del vino "Dolcetto di Dogliani"

La denominazione di origine controllata "Dolcetto di Dogliani" è riservata al vino rosso che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel seguente disciplinare di produzione.

Vitigno: il vino "Dolcetto di Dogliani" deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti dal vitigno "Dolcetto"

Il vino "Dolcetto di Dogliani" all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
Colore : rosso rubino tendente al violaceo.
Odore : vinoso, gradevolme caratteristico.
Sapore : di moderata acidità, asciutto, amarognolo, delicato gradevole, di discreto corpo, armonico. Gradazione alcolica minima complessiva : 11,5 gradi.
Acidità totale minima: 5 per mille
Estratto secco netto minimo: 22 per mille

Zona di produzione : la zona di produzione del vino "Dolcetto di Dogliani" comprende l'intero territorio dei comuni di: Bastia, Belvedere Langhe, Clavesana, Cigliè, Dogliani, Farigliano, Monchiero, Rocca Cigliè, ed in parte il territorio dei comuni di Roddino e Somano.

Invecchiamento minimo per legge: il vino "Dolcetto di Dogliani" che provenga da uve con una gradazione alcolica complessiva minima naturale non inferiore a 12 e venga immesso al consumo con una gradazione alcolica complessiva minima di 12,5 se invecchiato almeno un anno, può portare in etichetta la qualificazione "superiore".

FONTE: G.u. Repubblica italiana n. 299 del 16 novembre 1974 artt. 1, 2, 3, 6, 7.

ALTRO

La storia di Dogliani è la storia del suo vino e lo confermerebbe anche l'etimologia. Secondo alcuni infatti il nome deriverebbe da "Dolium Jani" facendo riferimento alla leggenda secondo la quale il dio Giano si recò sulle colline di Dogliani per assaggiarne il vino: per questo motivo lo stemma del Comune raffigurerebbe un leone che regge una "doglia", una sorta di caraffa da vino.

Secondo altri l'origine esatta sarebbe "Dolium Januae", ovvero coppa di Genova.

Che la storia di questo vino sia molto antica è testimoniato anche da studi del professor Dalmasso che confermerebbero la presenza del vitigno Dolcetto su queste colline già dall'anno Mille.

Documenti storici attestano inoltre commerci del vino di queste zone a partire dall'XI secolo.
E' molto probabile che si riferissero proprio al Dolcetto di Dogliani i marchesi di Saluzzo quando, nel 1369, esentarono dal pagamento delle tasse gli abitanti di Dogliani, in cambio di una fornitura di vino per le loro truppe. Di indiscutibile interesse è poi la delibera "Ordini per le vindimie" emanata dalla Municipalità di Dogliani e datata 28 agosto 1593, che recita testualmente: "Niuno ardischi di qua della festa di S. Mateo (21 settembre) vindimiar le uve et se qualcheduno per necessità od altra sua stima vorrà vindimiar qualche Dossetti dovrà prender licenza dal deputato,… sotto pena della perdita delle uve…"

Nell'ultimo secolo la storia di questa terra è profondamente legata alla figura di Luigi Einaudi, nativo di Dogliani, primo presidente della Repubblica italiana, grande economista, ma soprattutto uomo di Langa, coltivatore e promotore del Dolcetto di Dogliani.

Di grande valore sono le decisioni che Einaudi prese per la propria azienda, a cominciare da quella di reimpiantare gradatamente tutti i vigneti usando barbatelle innestate su piede americano, resistenti alla fillossera, fino a quella di eliminare le piante da frutta e le colture cerealicole all'interno della vigna, segnando così il passaggio dalla coltura promisqua a quella specializzata.

Ad inizio Novecento, va ancora ricordato, Dogliani ospitava uno stabilimento di ampeloterapia al quale molti villeggianti si recavano in tempo di vendemmia per beneficiare delle proprietà terapeutiche delle uve Dolcetto.

La zona di produzione del Dolcetto di Dogliani comprende l'intero territorio dei comuni di Bastia, Belvedere Langhe, Clavesana, Cigliè, Dogliani, Farigliano, Monchiero, Rocca di Cigliè ed in parte il territorio dei comuni di Roddino e Somano. Nella produzione sono coinvolte più di 400 aziende, per un totale di quasi 1.000 ettari vitati.

In tale areale, caratterizzato da terreni calcarei tendenzialmente più argillosi, compatti e freschi di quelli di Barolo e Barbaresco, il vitigno Dolcetto si esprime al meglio. Le vigne ad altitudini relativamente elevate e le conseguenti temperature moderate determinano una maturazione più lenta, ma graduale, che esalta i profumi delle uve.

Sono proprio i profumi fruttati e floreali, la finezza e l'eleganza a distinguere quello di Dogliani dagli altri dolcetti del Piemonte.

Il riconoscimento della Doc è avvenuto il 26 giugno 1974.

Il colore rosso rubino tendente al violaceo, l'odore vinoso e gradevolmente fruttato, il sapore asciutto, tipicamente amarognolo, delicato e di discreto corpo, con note di piccoli frutti neri e di marasca ne fanno un vino da accostare ad ogni piatto della tavola, dagli antipasti di carne, alle frittatine di erbette, dai risotti ai funghi porcini alle zuppe di legumi, dagli stufati al fritto misto.

Non è prescritto un invecchiamento minimo per legge, ma qualora in possesso di una gradazione minima di 12,5% vol e di un anno di invecchiamento, il Dolcetto di Dogliani può portare in etichetta la qualifica "Superiore".