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Disciplinari



Brachetto d'Acqui D.O.C.G.
Decreto ministero Risorse agricole del 24 aprile 1996

Denominazione di origine controllata e garantita dei vini "Brachetto d'Acqui" o "Acqui"

Già Doc con Dpr 13 agosto 1969
La denominazione di orgine controllata e garantita "Brachetto d'Acqui" o "Acqui" è riservata ai vini che rispondono ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Tipologie: Rosso e Spumante

Vitigno : i vini a Docg "Brachetto d'Acqui" o "Acqui" nelle tipologie rosso e spumante devono essere ottenuti dalle uve provenienti esclusivamente dal vitigno "Brachetto".

I vini a denominazione di origne controllata e garantita "Brachetto d'Acqui" o "Acqui" all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
Colore : rosso rubino di media intensità e tendente al granato chiaro o rosato.
Odore : aroma muschiato, molto delicato, caratteristico.
Sapore : dolce, morbido, delicato.
Gradazione alcolica minima complessiva:11,5% di cui almeno il 5% in alcool svolto
Estratto secco netto minimo:18 per mille
Acidità totale minima: 5 per mille

Il vino a denominazione di origne controllata e garantita "Brachetto d'Acqui" o "Acqui" nella tipologia spumante all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
Spuma: fine, persistente;
Limpidezza: brillante;
Colore : rosso rubino di media intensità e tendente al granato chiaro o rosato;
Odore : aroma muschiato, molto delicato;
Sapore : dolce, morbido, delicato caratteristico;
Gradazione alcolica minima complessiva:12% di cui almeno il 6% in alcool svolto;
Estratto secco netto minimo:18 per mille;
Acidità totale minima: 5 per mille.

Zona di produzione : le uve destinate alla produzione dei vini a Docg "Brachetto d'Acqui" o Acqui devono essere prodotte nella zona di produzione appresso indicata:
Provincia di Asti: interi territori dei comuni di Vesime, Cessole, Loazzolo, Bubbio, Monastero Bormida, Rocchetta Palafea, Montabone, Fontanile, Mombaruzzo, Maranzana, Quaranti, Castelboglione, Castel Rocchero, Sessame, Castelletto Molina, Calamandrana, Cassinasco, nonché Nizza Monferrato limitatamente alla parte di territorio situato sulla destra del torrente Belbo;
Provincia di Alessandria: interi territori dei comuni di Acqui Terme, Terzo, Bistagno, Alice Bel Colle, Strevi, Ricaldone, Cassine, Visone.

Invecchiamento minimo per legge: non prescritto.

FONTE: G.u. Repubblica italiana n. 132 del 7 giugno 1996, artt. 1, 2, 3, 6.

ALTRO

Vino alla moda, vino per i giovani, vino della seduzione il Brachetto ha vissuto una storia costellata di prestigi e di oscurità. In pieno Impero Romano, storici latini della Gallia Cisalpina narrarono di un "Vinum acquense" dolce e aromatico: si trattava probabilmente di un passito curioso e ricercato per le note virtù afrodisiache. Pare che Cesare e Marco Antonio ne fecero dono a Cleopatra per accenderne gli ardori.

Non si hanno più tracce del Brachetto fino al 1817 quando il naturalista Giorgio Gallesio riprese a parlarne, come di un vino celebre, da dessert, alcolico e poco colorato.

Nell' Ottocento il Brachetto visse un periodo di grande notorietà, dato il successo dei vini dolci e frizzanti, tanto da ottenere positivi riscontri anche sui ricchi mercati dell'America Meridionale.

L'avvento della fillossera determinò un nuovo periodo di recessione: durante la ricostituzione dei vigneti le mutate tendenze dei mercati indussero i viticoltori a prediligere vitigni diversi. Risale al 1922 la prima descrizione scientifica del Brachetto ad opera dell'ampelografo Garino Canina, che lo incluse tra i "vini di lusso" rossi, dolci e aromatici.

Il primo segnale di ripresa arrivò negli anni Cinquanta proprio dalle colline dell'Acquese: un produttore di gran fama, Arturo Bersano, mise a punto il processo di spumantizzazione del Brachetto in autoclave, con metodo Charmat.

Ne seguì il riconoscimento della DOC nel 1969 e della DOCG nel 1996. Determinante per i successi più recenti la nascita del Consorzio di Tutela del Brachetto d'Acqui nel 1992.

La zona di produzione, l'Alto Monferrato, presenta clima pedemontano caratterizzato da inverni rigidi, estati calde, primavere ed autunni miti, ma soprattutto da forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, che assicurano alle uve un grande corredo di composti aromatici. Il particolarissimo vitigno è caratterizzato da grappoli quasi cilindrici ed acini di color violaceo scuro.

Il disciplinare di produzione prevede il tipo classico, "a tappo raso", dal colore rosso rubino mediamente intenso tendente al granato chiaro, dall'aroma muschiato molto delicato e dal sapore dolce e morbido che alla stappatura, a 20 °C, non deve presentare una sovrapressione di anidride carbonica superiore a 1,7 bar ed il tipo "spumante".

Quest'ultimo deve possedere una spuma fine e persistente ed un titolo alcolometrico volumico totale di almeno 12% vol di cui almeno il 6% vol di alcol svolto.

Da consumarsi preferibilmente tra gli 8 e i 12 °C il Brachetto teme le basse temperature del frigorifero, che ne bloccano i profumi evidenziando il contenuto tannico. Servito in coppe di piccole dimensioni, può essere proposto come aperitivo con salatini, salumi, formaggi delicati e frutta secca.
L'abbinamento più tradizionale resta tuttavia quello con la pasticceria secca piemontese, con i dolci da forno e con le crostate di frutta. Utilizzato nella preparazione di macedonie di frutta, di gelatine, di sorbetti e di gelati, il Brachetto sorprende per la capacità di esaltare il sapore delle fragole e delle pesche.