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Brunello .. e non solo..

Brunello .. e non solo..



Sofisticazioni di Toscana
Blitz a Montalcino
Indiscrezioni sulle indagini della Procura di Siena sono trapelate su qualche giornale, il lavoro degli investigatori sta disegnando una frode in commercio colossale, per cui il 30-40 per cento del carissimo vino prodotto nel 2003 (ma sotto la lente ci sono anche le annate dal 2004 al 2007) rischia di non poter fregiarsi né del marchio di Denominazione d'origine controllata e garantita né del nome 'Brunello'.

Allo stato le aziende coinvolte sono cinque, gli indagati più di 20. L'accusa dei magistrati è, per i cultori, una vera bestemmia: aver mischiato all'uva di qualità Sangiovese, l'unica ammessa dalle rigide regole del disciplinare, altre qualità di origine francese: dal Merlot al Cabernet Sauvignon, dal Petit Verdot al Syrah. Vitigni usati per produrre dal 10 al 20 per cento del prodotto finale. I motivi del taroccamento sono due: le quantità del Sangiovese disponibile, in primis, sono insufficienti a coprire la domanda crescente di mercato. Inoltre il miscelamento sarebbe legato a una mera questione di palato: il consumatore, soprattutto quello americano, preferisce al gusto forte del Brunello Doc una variante morbida, più dolce e 'transalpina'. Molti negano, qualcuno rettifica, Montalcino è sgomenta, ma le prove sembrano schiaccianti: le Fiamme gialle hanno trovato nelle cantine le ricette con cui gli enologi preparavano lo shake di vini, conservati in vasche differenziate prima del cocktail da imbottigliare. Appunti riservati grazie a cui gli esperti confezionavano, dosando con cura le proporzioni, una versione "allungata" del Brunello.

Le posizioni degli indagati sono diverse, ma quattro imprese che esportano in mezzo mondo, come Antinori, Banfi, Frescobaldi e Argiano, hanno migliaia di bottiglie bloccate ed ettari di vitigni sotto sequestro. A gennaio (l'inchiesta è iniziata a novembre) ci sono state perquisizioni anche nelle botti di Biondi Santi, Val di Cava e Casanova dei Neri. Nelle prime due gli inquirenti e gli esperti dell'Ispettorato per il controllo della qualità non hanno riscontrato irregolarità, mentre Casanova resta sotto osservazione. Altre tenute potrebbero finire sotto la lente dei magistrati, che stanno studiando le foto aeree scattate dalla Gdf per individuare i vitigni clandestini.

Anche chi doveva vigilare e ha chiuso un occhio rischia grosso: pare che ci siano indagati anche tra i responsabili del Consorzio del Brunello (quasi 250 aziende affiliate) che per legge deve tutelare il disciplinare di produzione. "Chi ha sbagliato la pagherà cara, verrà cacciato dall'associazione, il vino verrà declassato a Igt da tavola", sbotta laconico il presidente Francesco Marone Cinzano.

La frode sul Brunello è simile a quella messa in piedi sul Chianti classico. L'inchiesta investe alcune grandi aziende che producono - come si legge in vecchi comunicati stampa - 'i rossi italiani più amati dagli americani'. Peccato che il Chianti finito in milioni di bottiglie, in realtà, fosse mescolato con il Montepulciano d'Abruzzo. La truffa è stata smascherata dagli uomini della Guardia di finanza, coordinati dai pm senesi: in controlli di routine hanno scoperto che alcune ditte toscane compravano quantità industriali di Montepulciano dalla Cantina sociale di Tolla, in Abruzzo. False fatture, falsi documenti di trasporto, truffa: i responsabili della leggendaria Ruffino, di proprietà della famiglia Folonari, hanno già patteggiato due anni. Una tranche dell'inchiesta è ancora aperta, e investe un'altra cantina prestigiosa del Chiantishire. Il ministro Paolo De Castro spiega che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, e che anche nel settore vitinicolo il rispetto delle regole verrà affidato presto a controlli terzi. "Abbiamo aumentato le verifiche", ragiona, "bisogna puntare sulla qualità e sulla difesa della salute. C'è da dire, a difesa dei produttori, che le norme europee si moltiplicano a velocità impressionante, non è facile stargli dietro. Ma sulla legalità non si transige".

Nessuno sembra però preoccuparsi più di tanto del destino dei consumatori: la commercializzazione delle bottiglie non è stata infatti bloccata.

Dulcis in fundo, recentemente in Parlamento è persino passata (grazie a Maurizio Ronconi dell'Udc) una norma che depenalizza la sofisticazione dei vini.